Palestina, l'UGL stronca i sindacati in piazza: "Sciopero strumentale, solo disagi e caos. Complicità indiretta con i terroristi di Hamas"

“Bloccare scuole appena riaperte, trasporti e la vita dei pendolari non è la soluzione per risolvere il conflitto in Palestina. In questo modo si crea solo disagio ai cittadini, senza ottenere risultati concreti: il rischio è che lo sciopero si trasformi in uno strumento politico e di protesta contro il Governo, più che in una vera azione di solidarietà”. È quanto dichiara ad Affaritaliani Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL, commentando la mobilitazione proclamata da alcuni sindacati per oggi, lunedì 22 settembre.
“È assolutamente legittimo manifestare – prosegue Capone – ma pensare che una protesta su base regionale possa incidere su una crisi complessa come quella di Gaza è irrealistico. Oggi i palestinesi sono ostaggi di Hamas: una guerra sanguinosa non si affronta con semplici dichiarazioni o scioperi che colpiscono solo i lavoratori italiani. La condanna del terrorismo deve essere chiara e il livello d’intervento deve essere internazionale, non sulle spalle dei cittadini e dei lavoratori”.
“Sul piano interno – aggiunge Capone – lo sciopero arriva persino prima della presentazione della manovra finanziaria da parte del Governo, che lo scorso anno ha già adottato misure importanti come il taglio del cuneo fiscale. Restano sfide aperte, dalla politica industriale alla crisi dell’acciaio, ma queste si affrontano col dialogo, non strumentalizzando i lavoratori”.
“Condivido la richiesta di riconoscimento per il popolo palestinese, ma ciò sarà possibile soltanto quando Hamas avrà deposto le armi e rilasciato gli ostaggi: senza questo passaggio, qualsiasi iniziativa rischia di trasformarsi in una complicità, anche indiretta, con i terroristi. La priorità oggi è lavorare per la cessazione delle ostilità e per un negoziato internazionale che assicuri pace, sicurezza e diritti per tutti”, conclude Capone.
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